The European Union is experiencing a moment of profound crisis, one of the many since it was founded. Internally, the rise of populism is calling the pillars of the common project into question; externally, the new fronts that have opened up with the geopolitical and socioeconomic crisis of 2008 and the migrant crisis of 2015 are putting the European institutions' ability to cope with the major issues of globalization to the test. After a period flush with such major achievements as the creation of the Eurozone (with its 19 countries and approximately 350 million inhabitants), the Schengen Area and the enlargement to 28 member states, the approval of the Lisbon Treaty (the EU's first Constitution) and the creation of the European Central Bank, the process of integration has begun to show unmistakable signs of strain. Though there can be no doubt that these achievements have made the European project more concrete—fueling the expectations as well as the criticisms surrounding it—repeated onslaughts such as the 2008 financial meltdown, international terrorism and the recent migrant emergencies have probed the limits of what Europe's institutions can take. Most recently, the threats besetting the Union have come to a head with Brexit, throwing the ongoing crisis into even sharper relief.
The aim of the chapter is to discuss the idea that the growing of Eurosceptic, or Euro-critical, feelings can even be a sign of vitality in the construction of the European project, although it remains difficult to ignore the risks, as the United Kingdom's recent decision to withdraw from the European Union demonstrates.
Il rapporto tra politica e questioni di genere nella storia repubblicana del nostro paese è stato da sempre un percorso accidentato. Dall'entrata in vigore del diritto di voto alle donne sono passati 70 anni e la situazione in termini di opportunità politiche per le questioni di genere incontra ancora molti ostacoli. Il nostro paese mostra indicatori pessimi su questo punto, ma se si guarda il contesto europeo gli indicatori non sono migliori. L'attivismo di genere in questi ultimi settant'anni ha vissuto molte stagioni, passando da una visione radicale ad una più conciliante – ed anche una più conservatrice - che però non ha prodotto quel miglioramento auspicato dai proclami e dalle raccomandazioni istituzionali. Su questo punto va richiamata la potente analisi di Nancy Fraser (2013), secondo cui la giustizia di genere, per essere efficace, deve mantenere una tridimensionalità di obiettivi e tenere unite, nella visione complessiva, la dimensione della rappresentanza politica, quella economica della redistribuzione delle risorse e quella culturale del riconoscimento di status. La situazione italiana è varia e confusa; la ricomparsa di stackholders di genere, se da un lato ha incrementato, di poco, la presenza del tema nel dibattito, a livello politico ed istituzionale pare essere ancora poco capace di produrre opportunità per colmare il vuoto tra cambiamento sociale e sua piena ed equa rappresentanza nella sfera pubblica. Alcuni vedono nelle nuove opportunità comunicative date dal web - visto come spazio più neutrale e aperto rispetto alla cultura egemonica fortemente mascolinizzata - un'apertura possibile, ma le cautele sono d'obbligo. La crisi economica, indicata come peggioramento delle opportunità di genere, ma è soltanto un segnale rilevatore di una crisi che arriva da lontano. Il contesto attuale è però cambiato e se questo dato è ben chiaro agli osservatori attenti e attrezzati, lo è di meno nell'approccio politico il quale sta rispondendo al cambiamento con concessioni più di facciata che di sostanza. A rivelarlo è il mix di attivismo gender oriented fatto di identità differenti, dove le istanze tradizionali legate ai movimenti femministi, radicali e non, si intrecciano a quelle post gendered in cui il tema della ridefinizione delle identità sociali è tornato centrale. Attraverso un'analisi delle opportunità politiche e comunicative legate alle questioni di genere, questo contributo intende tracciare una mappa preliminare della situazione italiana, partendo da un'analisi della rappresentanza politica e della sua visibilità pubblica sui media. Sapendo però che le "battaglie" identitarie si svolgono sul campo, verranno anche proposti i risultati preliminari di un'analisi etnografica, compiuta nella recente campagna elettorale a Torino, dove gli aspetti di genere, seppur non centrali, hanno avuto un ruolo chiave e hanno permesso di verificare, in termini di opportunità e di risorse, quale sia la tensione in atto all'interno della ridefinizione dello spazio pubblico. Si tratta di una prima riflessione che però pone l'accento sulla sostenibilità sociale di un cambio di passo della definizione di genere tutt'altro che affermato, ma in movimento.
Il ruolo dell'Unione Europea sulla qualità delle nostre vite quotidiane e l'evidenza del suo stato di crisi rappresentano due dati di fatto la cui sintesi appare complicata. Mai come adesso dovrebbe essere avvertita l'urgenza di ripensare ad uno spazio pubblico europeo; invece la sensazione diffusa è che sia in atto una sorta di smobilitazione cognitiva che parte dal livello politico-istituzionale, attraversa la funzione informativa e arriva all'opinione pubblica, mettendo a rischio la costruzione di uno spazio comune. Il presente contributo esplora elementi di comunicazione pubblica, politica e simbolica dell'Europa, ambiti di riflessione che dovrebbero tornare al centro del dibattito sulla possibilità di europeizzare lo spazio pubblico, prevalentemente in prospettiva metodologica.
Taking into account the European public sphere and the EU democratic deficit theories, and utilizing the European elections as an evidence, this article demonstrates that despite appearances the European public sphere is showing signs of Europeanization. In the last European electoral campaign, the electorate has gained a more direct voice in the selection of the President of the European Commission. For the first time, EP parties (or party groups) have selected candidates for this position, hence structuring the electoral campaign and giving visibility to such candidates, as suggested by the European Parliament resolution document issued on 4 July 2013. Through political communication approaches, the article explores the impact these guidelines had in the domestic electoral strategies. It does so drawing on a comparative perspective approach. Descriptive content analysis tools are utilized to examine the online edition of articles related to the European election campaign in five European newspapers: The Guardian, Le Monde, El Pais, La Stampa, and Süddeutche Zeitung. The research focused on (i) coverage of European campaign, (ii) main issues and topics of the electoral debate, (iii) visibility of European and national leaders, and (iv) impact of Eurosceptic perspective in the European election debate. Special attention is given to comparing the different journalistic approaches about gender balance and Euroscepticism. The results of this comparative analysis show a strengthening of the Europeanization of the public sphere.
Starting from the debate between the Europeanization of the public sphere, the last electoral campaign was a good observation point to measure the level of integration of European public debate. There are fields of interests where Europe is able to define itself as the chief leader of the discourses and the states absorb and react. For example, we see this when discussing Euroscepticism. On the contrary, when looking at other topics, for instance, the campaign of the European leaders and gender imbalance, Europe tries to influence the discourses, but the countries are not affected. These two points of view are more evident during the electoral campaign, when the domestic and European interests trigger a common public debate. Starting from a content analysis research, carried out on five European newspapers (Le Monde, The Guardian, El País, La Stampa and Süddeutsche Zeitung), we looked at the electorate coverage and we measured the visibility of the electoral topics and the actors involved in the 2014 EU campaign elections. The main result is that there are signs of Europeanisation when looking at national debates, however, the dominant approach is still national oriented.
Questo contributo, partendo dall'ontologia con cui si stanno ridefinendo le identità culturali in rete, si soffermerà su due ambiti differenti, ma complementari. Il primo analizzerà le potenzialità ed i limiti della comunicazione pubblica e alcune strategie istituzionali di attivazione di civic engagement attraverso i social media. Il secondo osserverà lo spazio urbano come luogo di rivendicazione di diritti e formazione di nuove culture e identità politiche